Cucina beninese
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/e/e9/Deux_boules_d%27akassa_au_poisson_dans_un_plat_au_B%C3%A9nin.jpg/220px-Deux_boules_d%27akassa_au_poisson_dans_un_plat_au_B%C3%A9nin.jpg)
La cucina beninese comprende le abitudini culinarie del Benin. Per quanto sia molto semplice, essa si distingue dalle cucine dei paesi limitrofi per il suo uso di salse speziate.[1]
Caratteristiche principali
Assieme a quella togolese, la cucina beninese è considerata tra le migliori della sua regione. Uno dei cibi più diffusi nel paese è il pâte, una sorta di porridge che si può differenziare in akassa (a base di mais fermentato), amiowo (dal colore rosso e fatto con mais e olio di palma), piron (fatto con patate dolci) e atieke (fatto di manioca). Vi sono inoltre svariati tipi di salse, come la moyo, fatta con cipolle, peperoni e pomodori, la sauce légumes, che nonostante il nome contiene carne o frutti di mare, e la sauce gluante a base di gombi.[2] Le carni più diffuse sono quella del cosiddetto agouti, un roditore del luogo, e il pollo, che si può trovare in due forme: il poulet bicyclette consiste in ossa e muscoli, mentre il poulet cher comprende più carne. Il pesce è diffuso soprattutto nelle zone costiere, e solitamente viene grigliato e accompagnato dal riso.[3]
I dolci sono estremamente rari, soprattutto fuori dalle grandi città, tuttavia vi è un buon assortimento di frutta, in particolare nelle aree meridionali del paese.[3] Tra le bevande più diffuse vi sono il caffè e svariate bibite analcoliche, nonché birra, vino, sodabi (un vino di palma) e tchapalo (birra di miglio).[4]
Consuetudini
I beninesi sono soliti mangiare da un unico piatto posto al centro della tavola, rigorosamente con la mano destra, in quanto la mano sinistra è tradizionalmente usata per la pulizia delle parti intime. Inoltre, se all'ospite viene offerto da bere, è buona norma versare a terra un po' della bevanda per assicurarsi che anche gli spiriti degli antenati della casa possano bere.[5]
Note
- ^ Butler 2006, p. 66.
- ^ Butler 2006, p. 67.
- ^ a b Butler 2006, p. 68.
- ^ Butler 2006, p. 69.
- ^ Butler 2006, p. 74.
Bibliografia
- (EN) Stuart Butler, Benin, Chalfont St. Peter, Bradt Travel Guides, 2006.
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